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3 cose che dovresti sapere sul Trattato di Parigi

I  cambiamenti  climatici  sono  un  tema  sollevato  parecchi  anni  fa  di  cui  si  è  continuato  a  dibattere per parecchio  tempo. Si  tratta di un problema, inizialmente sottovalutato, che oggi  richiede molta attenzione, risorse, unione e soprattutto coordinamento. A  proposito  di  quest’ultimo  aspetto,  nel  2015,  a  Parigi,  si  è  tenuto  un  incontro  mirato  ad  attuare un piano di riduzione dell’inquinamento globale con il coinvolgimento di tutti i paesi  mondiali. 

Quali sono i paesi che hanno aderito al Trattato di Parigi?

Il Trattato di Parigi, discusso nel 2015 ma entrato in vigore nel 2016, per considerarsi valido  ed efficace, richiedeva l’adesione di almeno il 55% dei paesi che contribuiscono alle emissioni  di gas inquinanti dannose per noi e il nostro pianeta. 

Così  è  stato,  hanno  presenziato,  aderito  e  firmato  il  trattato  175  paesi  tra  cui:  Stati  Uniti  d’America,  Cina,  Corea  del  Nord  e  Sud,  Russia,  Giappone,  Francia,  Italia,  Germania,  Spagna,  Regno  Unito  e  Unione  Europea in  qualità  di  organizzazione istituzionale. Dal  2017 in  poi il  numero  di  aderenti  è  salito  a  200  con  l’ingresso  di  paesi  che  inizialmente  non  vi  avevano  aderito come, ad esempio, Siria e Nicaragua. 

Quali sono gli obbiettivi del Trattato di Parigi? 

Tra  i  principali  obbiettivi  vi  è,  senza  dubbio,  la  riduzione  del  riscaldamento  globale  con  l’obbiettivo di diminuire a 1,5° gli attuali 2° di temperatura. 

Il  Trattato  si  suddivide,  poi, in tematiche legate  alla  riduzione  dell’impatto inquinante  sulla  terra e al sostegno dei Paesi aderenti nel farlo. 

Monitoraggio costante degli Stati aderenti

Con l‘obbiettivo di mantenere il pieno controllo di un coordinamento così complesso tra Stati,  il trattato prevede: 

  • Riunioni di allineamento ogni 5 anni per monitorare i singoli progressi; Mantenere informati sia gli Stati aderenti, sia l’opinione pubblica circa i miglioramenti  attuati dai singoli Stati; 
  • Segnalare i traguardi raggiunti, in relazione agli impegni presi, di ogni Stato membro. 

Il piano di adeguamento degli Stati aderenti

Al fine di raggiungere gli obbiettivi assunti ogni Stato membro ha preso l’impegno di: 

  • Supportare le società nella riduzione dell’impatto sull’ambiente; 
  • Sostenere i Paesi meno sviluppati nel raggiungimento di uno standard internazionale. 

Il ruolo dei soggetti marginalmente coinvolti

Il Trattato di Parigi è stato studiato per coinvolgere anche tutti i “soggetti” non direttamente  chiamati in causa come le singole città, gli enti locali e il settore privato. 

Questi sono tenuti a: 

  • Impegnarsi a promuovere iniziative mirate a ridurre le emissioni; 
  • Coordinare a livello regionale le iniziative organizzate.

Supporto tra gli Stati aderenti

Sulla base di quanto previsto dal Trattato, Unione Europea e Paesi sviluppati hanno aderito a  sostenere i Paesi in via di sviluppo. 

È  richiesto  un  sostegno  volontario  tra  Stati  con  l’obbiettivo  di  mobilitare  100  miliardi  di  dollari all’anno fino al 2025. 

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Trattato di Parigi e Agenda 2030

Il Trattato di Parigi prevede alcuni obbiettivi molto rilevanti con scadenza 2030: 

  • Ridurre le emissioni del 40%; 
  • Utilizzare più del 27% di fonti rinnovabili; 
  • Incrementare almeno del 27% l’efficienza energetica. 

L’unione Europea per far fronte agli obbiettivi prefissati è impegnata in prima linea verso una  crescita economica sostenibile e promuovendo l’innovazione mirata alle energie “green”. 

Trattato di Parigi: 3 cose che non vengono dette

Gli Stati aderenti, al fine di raggiungere gli obbiettivi, sono chiamati a impegnarsi seriamente  mettendo in gioco risorse economiche importanti. 

Proprio per questo aspetto ci sono alcuni fatti che non sempre vengono raccontati, vediamone 3: 

  • Gli Stati Uniti d’America sono l’unico Stato a essersi tirato indietro, dopo la firma di  adesione, per decisione del Governo Trump; 

Solo la successiva presidenza Biden ha riportato l’America sui suoi passi rendendola,  però, notevolmente in ritardo rispetto i piani iniziali; 

  • A distanza di 6 anni dalla stipula del Trattato di Parigi, solo uno degli Stati aderenti è in  linea con gli obbiettivi prefissati: il Gambia; 
  • Il  “punto  di  non  ritorno”  si  sta  avvicinando  più  velocemente  del  previsto.  Se  inizialmente  veniva  indicato  al  2050,  secondo l’ultimo  report  dell'IPCC la scadenza si è ridotta a soli 20 anni. 
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Cosa possiamo fare per il Trattato di Parigi?

Nonostante  si  parli  di  accordi  internazionali  tra  Stati  e  coordinamenti  di  enti  complessi  e  lontani dai cittadini, anche la singola persona può  fare la sua parte per  favorire la riduzione  del  riscaldamento  globale.  Se  tutti  facessero  un  piccolo  passo,  sarebbe  facile  vincere  la  maratona. In questo caso il detto l’”unione fa la forza” è decisamente appropriato. 

Treeonfy si impegna a diffondere le sue iniziative mirate alla riforestazione per ripristinare il  polmone verde  del  pianeta  che,  con il  suo  equilibrio  biologico,  è  fondamentale  alla  stabilizzazione del riscaldamento globale. 

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